giovedì 26 luglio 2012

Un'analisi con i canguri


Io mi chiedo perché nel momento in cui ho di che ridire riguardo ad una persona ed al suo modus operandi, la reazione che ha quella persona è sempre la stessa, difesa e rifiuto. E' una domanda vecchia che mi sono fatto anni fa, ma che continua a ripetersi perché la mia spontaneità non riesco a placarla. Ho a che fare, e ho avuto a che fare ultimamente, con persone a cui non gli si può dire niente e a cui non posso fare altro di suggerire di informarsi e chiedere prima di parlare con pregiudizi e retropensieri. Son stato etichettato come missionario, come romanticone, come buon samaritano, come babbione, diverso, emarginato, e ovviamente anche ciò che va più in voga sulle bocche ultimamente, cioè pesante e strano. E vengo etichettato da quelle persone che io reputo parlino a vanvera, cioè che non si basano su niente per poter parlare e fare richieste. Perché io devo dare attenzione e pesare le parole quando gli altri non lo fanno? Perché devo avere a che fare, come una calamita, con persone che si basano sugli sforzi altrui per parlare? C'è gente che si ritrova in queste mie parole?
Dopo aver avuto discussioni interminabili e inconclusive dove non si faceva altro che dimostrarmi che avevo ragione, cioè di aver a che fare con persone che non chiedono e non si informano, e soprattutto egoiste, mi chiedo se effettivamente potrei trovare uno spazio per me e nello specifico, qua in australia.
E' un post leggermente un po esistenziale ma queste considerazioni sono legate soprattutto al continente canguroso. Ovviamente sono venuto qua, per trovare un posto dove stare, e non me ne andrò via fino a che non lo avrò trovato. Per come la penso io se uno è motivato su qualcosa, per esempio tanto da spostarsi da un continente ad un altro per cambiare vita, direi che fa di tutto per ottenerlo con le sue forze piuttosto che mettere in campo complessi personali (Jung docet) per giustificare ciò che è un fallimento personale.
Ma ce la farò in qualche modo. Piuttosto vado a fare volontariato per mesi dato che a quanto pare funziona così se ci si vuole buttare su mestiere professionale, ma io non demordo.
Da quando sono entrato nei vari gruppi di facebook, da quando ho conosciuto il sito del governo, il sito delle statistiche governative australiane, e tantissime altre fonti, ho sempre voluto, e mi sono anche sentito un po in dovere, di condividere le info che trovavo anche con gli altri. E non ho mai chiesto niente a nessuno. Lo faccio volentieri, lo faccio per amore dell'informazione, dello scambio di opinioni libere, della democrazia, del lasciar fare alle persone del credere ciò che vogliono, del percepire ciò che riescono a percepire e di giustificare ciò che vogliono giustificare. Come si suol dire, la conoscenza è un ottimo strumento ma i risultati dipendono da come la si usa, se aggiungo io la si sa usare. Lascio scorrere e far accadere gli eventi, nient'altro.
Ovviamente cerco di fare il tutto nel modo più oggettivo possibile, parlando appunto di statistiche e riportando i fatti tali e quali. E' da tempo che, oltre ad una mia analisi personale fatta anni fa, che comunque tento sempre di essere realista ponderando i pro e contro, mettendo sulla bilancia sia le cose più oscure e cattive che quelle più chiare e gentili. Ma a quanto pare le persone non sono interessate. Vogliono vedere solo ciò che fa piacere, i colori, la luce, i baci e gli abbracci, le cose gentili. Sono interessate più che altro a seguire il calcio, a seguire le donne, a seguire il cibo italiano che uno se lo porta dovunque, dicendo agli altri che prima o poi torneranno a casa. Io da queste persone più lontano sto meglio è. Ripeto, non mi fiderei mai. E' così difficile aver a che fare con persone reali, leali, coerenti, che hanno ammesso, accettato, che non seguono sogni ma sono realisti, con valori? Evidentemente sì, e avrei dovuto accorgermene anni fa. Spero che qua in una terra più giovane e più aperta le cose cambino. E spero che l'uomo non sia come mi sta convincendo di essere, cioè solo un creatore di parole che sono senza peso e senza significato, usate per attuare comportamenti e organizzarsi, rimangono buttate al vento. Io non sono così.
Il mio spirito è sempre stato quello della vera parola, della critica costruttiva, con significato e pregnanza, di condivisione con gli altri, di una pura e incondizionata condivisione, un dare senza chiedere, senza aspettarsi uno scambio, un baratto. Niente. Anche perché non voglio guadagnarci niente e non ho niente da perdere. E la gente qua è sempre pronta a risponderti, guardarti male, chiedendomi che non è possibile e che sto manipolando a mia volta. Sono un po paranoiche ste persone.
Mi è stato detto che due mesi contro tre anni è una cosa molto diversa, mentre io tra me e me mi dico che non è detto, dipende da come si vive il tempo che si ha. Altri invece si buttano montandola su che danno lezioni, che mi hanno graziato (siamo tornati ad una monarchia o dittatura? Complesso del potere o dell'eroe..?), che ci sarà una ragione se sono l'unico a dire che non vanno le cose, che dovrei farmi molte domande, che tutto è relativo. Come rispondo? Come avevo scritto nel mio vecchio blog e nei miei vecchi diari, non rispondo più perché mi faccio e mi sono fatto già tantissime domande. Sono arrivato al massimo a cercar di far capire, di indirizzare, di stimolare, di metterle di fronte a ciò che stanno facendo e dicendo. Io al massimo esprimo idee, raccolgo opinioni e le scambio. Dal resto, mi allontano perché non mi interessa. E per stare qua devo seguire la strada dello sponsor e te lo danno se risulti essenziale, cioè se ricopri una figura professionale che all'azienda mancava e non trovava. Io potrei trovare qualche cosa, ma le coincidenze che si dovrebbero accumulare sono almeno tre o quattro e quindi la probabilità scende di molto. A meno che non mi sposo, la mia unica strada sembra essere quella dello sponsor qua.
Tutto questo mi provoca sofferenza, quando non riesco a limitarmi a fare ciò che dovrei, e le persone che si ritrovano nelle mie parole dicendomi che non sto dicendo niente di nuovo, mi chiedo perché allora non agiscano e non fanno e non vanno avanti a cambiare o migliorare la loro situazione personale, se possono. Io sono del partito che le parole servono e non bisogna manipolarle per ottenere qualcosa. Servono idee nuove e non cose riciclate. Qualcosa non c'è? La si crea.
Cerco sempre di andare oltre a tutte quelle retoriche che vendono e commercializzano, cercando di continuare a fare ciò che ho sempre fatto, cioè comunicare, lasciando perdere l'apparenza che taluni esplicitamente dicono di usare lasciandomi allibito. Dopo questo sfogo esistenziale, appena finisco di mettere il fieno sotto gli alberi di mango aiutando l'economia locale e a scavare patate dal terreno, non vedo l'ora di provare e raccontare cosa ha da offrirmi una città tropicale come Darwin.

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